LIPU:”Ricorsi al TAR e uno studio scientifico, i nostri strumenti per limitare la caccia!”

19 ottobre 2024 | 13:25
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LIPU:”Ricorsi al TAR e uno studio scientifico, i nostri strumenti per limitare la caccia!”

Intanto a novembre torna in discussione alla Camera la legge Bruzzone, denominata “sparatutto” dalla rete animalista.

Come ogni anno, dal primo settembre, i fucili hanno ricominciato a sparare, con le cosiddette preaperture della caccia, un’eccezione diventata ormai consuetudine che permette ai cacciatori di abbattere specie in migrazione e talvolta ancora in fase di nidificazione.

Parliamo, per il Piemonte, di Cornacchie, Gazze, Ghiandadie e Colombacci, in altre regioni anche quaglie e tortore selvatiche, specie in cattivo stato di conservazione, minacciata a livello globale, che dovrebbe assolutamente essere escluso dall’elenco delle specie cacciabili.

Per questo ci siamo subito attivati. I nostri ricorsi ai Tar hanno colto nel segno un po’ ovunque portando i giudici a decidere per la sospensione delle preaperture, il posticipo delle aperture vere e proprie, la chiusura anticipata della stagione di caccia per varie specie, la protezione della tortora selvatica e altro ancora.

La tutela degli animali selvatici viene molto prima del divertimento dei cacciatori. Questo è il principio, sancito anche dalla Costituzione, che molti giudici hanno inteso sottolineare.

Eppure la politica filo venatoria nelle ultime settimane ha dato nuova vita alla proposta Bruzzone (già discussa in Commissione in primavera, ma oggi in programmazione direttamente in aula n.d.r.), prevedendo di discuterla alla Camera dei deputati a novembre 2024.
Un altro blitz dei cacciatori, irrispettoso delle regole.

Dobbiamo fermarli di nuovo, agendo in vario modo e anche rivolgendoci all’Europa, che intanto tiene la caccia italiana sotto osservazione e potrebbe attivare una nuova procedura d’infrazione.

È stato, inoltre, da pochi giorni reso noto il nuovo studio scientifico della Lipu che potrà davvero cambiare le sorti della caccia in Italia.

A fine dello scorso anno abbiamo affidato al Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano una ricerca sulla migrazione preriproduttiva degli uccelli, cioè sul periodo in cui gli uccelli ripartono per i luoghi del nord Europa dove si riprodurranno. Una fase biologicamente molto delicata, che la Direttiva europea “Uccelli” protegge completamente. In questa fase gli uccelli non vanno cacciati.

Studiando l’enorme mole di dati su 47 specie di uccelli migratori, raccolti tramite la piattaforma di citizen science Ornitho, analizzati con un metodo scientifico innovativo, il lavoro ha dimostrato come la migrazione prenuziale di molte specie cominci già tra la fine di dicembre e l’inizio di gennaio, quando si registra la partenza dei primi contingenti di uccelli, che spesso sono quelli biologicamente più importanti e dunque quelli che hanno il maggiore successo riproduttivo.

I risultati dello studio, che la Lipu ha subito trasmesso alla Commissione Europea, ai ministeri dell’Ambiente e dell’Agricoltura, a Ispra e al Comitato tecnico venatorio nazionale, e presto trasmetterà alle regioni, dimostrano e rafforzano la necessità di chiudere la caccia tra il 31 dicembre e il 10 gennaio per quasi tutte le specie.

I cacciatori non sono disposti a perdere alcuni giorni a gennaio. Per loro ogni giorno in meno di caccia è un affronto, anche quando si tratta di proteggere la biodiversità negli aspetti più rilevanti. Ma noi continueremo per la nostra strada: quella di dimostrare che la maggior parte dei calendari venatori sono in aperta violazione delle direttive europee.

f.to: Lega Italiana Protezione Uccelli OdV