Ottavio Ferraretto: un martire della libertà fucilato il 21 ottobre 1944

21 ottobre 2024 | 12:10
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Ottavio Ferraretto: un martire della libertà fucilato il 21 ottobre 1944
La lapide in memoria di Ottavio Ferraretto e l'insegna della via a lui intitolata a Cherasco (foto di Barbara Davico)

Il racconto della vita e della tragica fine di Ottavio Ferraretto, antifascista italiano fucilato dai nazisti a Cherasco nel 1944. Un omaggio alla sua figura e ai valori di libertà e giustizia per cui ha combattuto.

Se è vero che sul web e sui social non è difficile imbattersi in “stupidaggini”, è altrettanto vero che talvolta capita di imbattersi in cose interessanti. E’ il caso di questa vicenda, postata da Barbara Davico sulla pagina facebook “Sei di Cherasco se…”. E’ la storia di un uomo che proprio il 21 ottobre di ottant’anni fa veniva ucciso per una rappresaglia. Ecco il racconto.

Nel crepuscolo del 21 ottobre 1944, sotto lo sguardo impietoso del sole che declinava, Cherasco assistette a un atto di barbarie inaudita. Legato a un albero di gelso, nei pressi del cimitero, Ottavio Ferraretto fu fucilato dai nazisti. La sua vita, segnata da un’incrollabile fede nei valori della libertà e della giustizia, si spezzava in quel tragico istante.

Nato a Genova nel 1906, Ferraretto trascorse gran parte della sua giovinezza a Rapallo, dove si distinse per il suo impegno civile e per la sua ferma opposizione al fascismo. Nonostante le persecuzioni, non rinunciò mai alla propria fede e alle proprie idee, manifestando apertamente la sua gioia alla caduta del regime.

Costretto a lasciare la sua amata Liguria, trovò rifugio a Cherasco, dove si era rifugiata anche la sua famiglia. Qui, però, la sua libertà fu nuovamente minacciata. In seguito all’attentato partigiano al ponte sullo Stura, i nazisti catturarono dieci ostaggi, tra cui Ferraretto.

Nonostante gli appelli della comunità, il destino di Ottavio era segnato. Le sue ultime parole, rivolte ai figli, sono un testamento di fede e di speranza in un futuro migliore: “Ai miei figli auguro di essere buoni italiani”.

La sua memoria vive ancora oggi a Cherasco, dove una lapide ricorda il luogo della sua esecuzione e una via porta il suo nome.