Per Giulia Marro, i risultati dei controlli sulla vendemmia mostrano un sistema “malato”.

La consigliera regionale, membro della commissione agricoltura e della commissione legalità di Palazzo Lascaris: “La dignità dei lavoratori non è negoziabile!”
Relativamente alla notizia del giorno sulla scarsa regolarità registrata dai controlli effettuati nell’ultima stagione di vendemmia in provincia di Cuneo, la Consigliera regionale Giulia Marro, membro della commissione agricoltura e della commissione legalità del Consiglio Regionale, afferma: “Quando alla fine della vendemmia sei aziende su dieci tra quelle controllate risultano inadempienti, non stiamo parlando solo di poche mele marce. È l’intero sistema a essere malato, un sistema che continua a mettere il profitto prima delle persone e che necessita di una riforma strutturale profonda.”
A proposito di un incontro avvenuto qualche settimana fa con Yvan Sagnet, attivista camerunense e fondatore del marchio etico “No Cap” in Puglia, Marro ha sottolineato l’importanza di impegnarsi per un cambiamento radicale che sia davvero radicale. “Yvan Sagnet ha detto una grande verità: non si può parlare di dignità finché c’è chi sfrutta e chi viene sfruttato. Non possiamo accettare che l’agricoltura, una risorsa chiave per la nostra terra, si fondi sullo sfruttamento dei più vulnerabili”.
Per Giulia Marro è il momento di investire sull’innovazione sociale e di promuovere una politica imprenditoriale che tenga conto non solo del profitto economico, ma anche del benessere ambientale, sociale e umano. Ma è anche necessario un intervento strutturale e sistemico che unisca i controlli mirati a un approccio integrato che tenga conto delle condizioni abitative, della formazione, dell’incrocio tra domanda e offerta di lavoro, e del diritto alla socialità.
“Vogliamo un territorio in cui i diritti di tutte e tutti siano garantiti. La dignità dei lavoratori non è negoziabile. Ogni irregolarità non è solo un problema individuale, ma il fallimento di un’intera comunità” conclude Marro.
Il messaggio è chiaro: occorre un cambiamento profondo e duraturo, in cui tutti gli attori coinvolti si impegnino a tutelare i diritti e la dignità dei lavoratori agricoli, per un futuro equo e sostenibile.