Poste Italiane tra chiusure e privatizzazioni: critici AVS e M5S
Dopo i piccoli comuni chiusure anche nelle grandi città, come Torino. Per Marro e Unia è una scelta sbagliata, oggetto pure di un question time di quest’ultimo in Consiglio Regionale.
Il 17 settembre scorso il Consiglio dei Ministri ha avallato il DPCM per la vendita di una quota di partecipazione in Poste Italiane del Ministero del Finanze.
Dopo quasi dieci anni dalla privatizzazione avviata dal Governo Renzi, l’ulteriore cessione rientra nel programma triennale da 20 miliardi comunicato contestualmente alla legge di Bilancio scorsa.
Oggi il 64% di Poste è statale, per il 35% attraverso Cassa Depositi e Prestiti e per il restante attraverso il MEF.
Di questi giorni, parallelamente, la decisione da parte di Poste, che, dopo un graduale smantellamento degli uffici più piccoli, scelta che ha colpito anche la nostra provincia, sta attuando una politica di chiusura anche nelle grandi città, come Torino.
Lunedì 28 ottobre, sindacati e forze politiche di opposizione hanno partecipato ad un presidio davanti all’ufficio postale di Torino in via Sacchi.
Sul posto anche il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra, dei quali abbiamo raccolto le dichiarazioni.
“Il problema non riguarda solo la chiusura dei presidi, ma anche la riduzione degli orari di apertura, una strategia aziendale in corso ormai da anni” dichiara la Consigliera Regionale Giulia Marro.
Parlando della sua esperienza personale nei piccoli comuni montani, ha aggiunto: “Gli uffici postali sono un presidio fondamentale per la vita di queste comunità. Ridurre gli orari e chiudere gli uffici non è solo una scelta organizzativa: è una rinuncia al sostegno delle nostre comunità, soprattutto per le persone anziane e per chi non ha mezzi per spostarsi verso altri centri abitati. Questa scelta rischia di svuotare ulteriormente i piccoli comuni e scoraggiare chi vorrebbe continuare a viverci.”
Anche il tema della privatizzazione di Poste Italiane desta non poche preoccupazioni. A proposito Marro commenta: “Un’operazione che porta briciole nelle casse dello Stato e che, oltre ad aumentare il rischio di ulteriori chiusure e tagli del personale, non ha senso da un punto di vista economico. Come ha sottolineato il Segretario Generale di SLC CGIL, come può avere senso continuare a privatizzare un’azienda in attivo che ha fissato utili per 500 milioni di euro solo nel primo trimestre 2024? A chi stiamo facendo questo regalo?”.
Dal gruppo Movimento 5 stelle, spiega il Consigliere Regionale Alberto Unia: “Lunedi abbiamo incontrato lavoratori e sindacati al presidio organizzato da Slc Cgil Piemonte in via Sacchi contro la decisione di chiudere ben cinque uffici postali a Torino. Una notizia comunicata da Poste Italiane nei giorni scorsi nell’ambito di un più ampio piano di riorganizzazione che, se portato a compimento, penalizzerà le fasce più deboli della popolazione, in particolar modo gli anziani. Tutto ciò è inaccettabile e chiediamo un passo indietro immediato: quegli uffici sono un riferimento importante per i residenti dei quartieri interessati, devono restare aperti. Dalla politica esigiamo più coraggio e prese di posizione forti.”
Intanto ieri, martedi 29 il Consiglio Regionale ha discusso un question time sulla vicenda.
Ancora Unia: “In Consiglio regionale abbiamo registrato l’impegno dell’assessore Bussalino a richiedere alla Direzione Regionale di Poste Italiane un tavolo di confronto con gli enti ed i soggetti coinvolti per un approfondimento in merito all’annuncio della chiusura di cinque uffici postali a Torino, annunciata nei giorni scorsi. (…) Apprezziamo l’iniziativa dell’assessore e auspichiamo che il tavolo possa avere riscontri positivi. Il servizio erogato dagli uffici postali è fondamentale, soprattutto per le fasce più fragili della popolazione, in particolare gli anziani, che non sono avvezzi all’utilizzo degli strumenti tecnologici e spesso hanno ridotta mobilità.”