Cuneo Pride, l’impegno di Barbara per un futuro di inclusione e rispetto
“Non è facile comprendere l’importanza del Cuneo Pride per chi lo osserva da fuori e non è coinvolto in qualche modo, ma l’unico messaggio davvero universale è il rispetto dell’altr*. Provate a scendere in piazza con noi e vedrete che il Cuneo Pride è popolato da quelle stesse persone che incontrate tutti i giorni per strada, negli uffici, al supermercato, che in quel giorno dichiarano con orgoglio di esistere come persone LGBTQIA+.”
Oltre l’etichetta è la rubrica di Cuneo24 che racconta le storie di persone che, ogni giorno, lottano per un mondo più inclusivo e più giusto. Oggi abbiamo intervistato Barbara, un’impiegata amministrativa e una donna coraggiosa che si impegna anima e corpo nella lotta per i diritti LGBTQIA+ nella provincia di Cuneo. Nell’intervista ci racconta il suo percorso personale che l’ha portata a vivere apertamente la propria identità con la sua famiglia e le sue amicizie. Una storia fatta di integrazione e di serenità. Dal 2017 è parte attiva in Grandaqueer, associazione di riferimento per la comunità LGBTQIA+ locale, ed entra a far parte direttivo, occupandosi di organizzare eventi e attività per sensibilizzare il pubblico.
Unita civilmente alla sua compagna, considera questo non solo simbolico, ma essenziale per il riconoscimento e la tutela delle coppie LGBTQIA+. Si impegna nell’organizzazione del Cuneo Pride, un evento al quale è particolarmente legata e ogni volta suscita in lei un’emozione nel vedere le strade gremite di persone.
Il suo racconto trasmette quanto sia fondamentale la lotta per una società più inclusiva, in cui le nuove generazioni possano crescere serenamente e imparare ad accettarsi a vicenda.
Grazie Barbara per questa intervista. Cominciamo da una domanda sulla tua vita personale. Ci racconti un’esperienza difficile nella tua vita che hai affrontato in quanto persona appartenente alla comunità LGBTQIA+?
Mi ritengo molto fortunata perché non ho esperienze difficili da raccontare, a volte però ho sentito una certa diffidenza da parte di alcune persone che mi conoscevano poco, perché è scattato in loro il pregiudizio. Quando però hanno avuto esperienza diretta davanti a loro di una persona LGBTQIA+, questa diffidenza pian piano è sparita. Proprio per questo è importante portare la propria vita all’interno della società, in modo che sia conosciuta e gli altri si sentano meno distanti, perché è proprio la conoscenza ad abbattere i pregiudizi.
A fine settembre ti sei unita civilmente con la tua compagna, un passo importante. Cosa significa per te? E cosa pensi rappresenti simbolicamente per la comunità LGBTQIA+?
I miei genitori sono stati sposati per quasi 50 anni e io ho sempre desiderato incontrare una persona da amare e con cui condividere la vita. Quella persona che ti da serenità, sicurezza e voglia di sorridere ogni volta che ti è accanto, quindi ritengo il matrimonio un passo molto importante. Affrontarlo a 44 anni vuol dire consapevolezza di se stessi e totale impegno verso l’altra persona. Per la comunità LGBTQIA+ è un modo per affermare apertamente chi siamo e che esistiamo e rendere ufficiale anche davanti alla legge il nostro rapporto. Vogliamo essere riconosciute come famiglia perché è quello che siamo già da 7 anni, ma solo così avremo il modo di tutelarci legalmente per il nostro futuro.
Negli ultimi anni nella Granda quali cambiamenti positivi hai notato in termini di inclusività?
Nella Granda ho notato una maggiore inclusività da parte dei piccoli comuni rispetto alle città più strutturate. Una maggiore attenzione al rispetto dell’altro forse è più facile in piccole comunità in cui ci si conosce praticamente tutti. Le città in alcuni casi creano distanza tra le persone, facendo aumentare la diffidenza rispetto a quello che è diverso dalla maggioranza.
Cosa pensi che manchi ancora nel supporto alle persone LGBTQIA+ in provincia?
Per supportare le persone LGBTQIA+ alla base c’è bisogno del rispetto e questo rispetto va insegnato a partire dalle scuole, dove non troviamo corsi di educazione affettiva né educazione sessuale che sicuramente potrebbero aiutare i ragazz* al confronto in un luogo protetto. Inoltre, mancano da parte del sistema sanitario nazionale, dei servizi dedicati al supporto de* ragazz* LGBTQIA+ e della propria famiglia nella fase del coming out o durante una transizione.
Hai mai percepito che la tua sessualità potesse influire in qualche modo sul tuo percorso lavorativo, anche in maniera indiretta?
No, non mi è mai successo. So di essere molto fortunata visto tutte le esperienze discriminanti che si leggono ogni giorno, ma sicuramente l’ambiente familiare in cui ho sempre lavorato mi ha fatto apprezzare come persona al di là della mia sessualità, anzi mi ha supportato per vedermi crescere durante i miei 25 anni di lavoro.
C’è mai stato un episodio in cui ti sei sentita particolarmente supportata o compresa dal tuo ambiente lavorativo?
Si, ricordo un viaggio di lavoro a Capo Verde nel 2014, in cui durante un’esperienza formativa, mi sono sentita talmente libera da fare coming out di fronte ai clienti che stavamo accompagnando. La reazione? Un grande abbraccio collettivo, che mi fa ricordare ancora adesso quel momento con tenerezza.
Cosa provi quando partecipi al Cuneo Pride e vedi migliaia di persone che manifestano per i diritti?
Preparare un Pride è un’esperienza che ti stravolge la vita per almeno 6 mesi, mille cose da fare e notti insonni per portare a termine tutte le scadenze. Poi arriva quel giorno tanto atteso e ti basta guardare negli occhi delle persone che scendono in piazza, per farti capire che è l’unica cosa giusta da fare e che non dobbiamo mai mollare! Proprio quest’anno in viaggio verso Cuneo, ascoltando “Believe” a tutto volume in macchina, non sono riuscita a trattenere le lacrime dall’emozione di trovarmi ancora una volta immersa in tutto quella energia che solo un Pride ti può trasmettere.
Se avessi l’occasione di trasmettere un messaggio a coloro della provincia di Cuneo che non comprendono l’importanza del Cuneo Pride, quale sarebbe?
Non è facile comprendere l’importanza del Cuneo Pride per chi lo osserva da fuori e non è coinvolto in qualche modo, ma l’unico messaggio davvero universale è il rispetto dell’altr*. Provate a scendere in piazza con noi e vedrete che il Cuneo Pride è popolato da quelle stesse persone che incontrate tutti i giorni per strada, negli uffici, al supermercato, che in quel giorno dichiarano con orgoglio di esistere come persone LGBTQIA+.
Cosa speri che le generazioni future di persone LGBTQIA+ possano vivere in modo diverso rispetto a te?
Spero che le nuove generazioni possano vivere con più serenità la scoperta di se stessi e della propria affettività, riuscendo a liberarsi dal fardello del giudizio degli altri. Inoltre, nell’era dei social, in cui tutte le persone si conoscono solo tramite uno schermo, auguro di ritornare a uscire per incontrarsi e conoscersi davvero.
Se avessi la possibilità di lanciare una nuova iniziativa per sensibilizzare la provincia Cuneo sui diritti LGBTQIA+, quale sarebbe?
Un’iniziativa potrebbe essere organizzare attività formative che coinvolgano diverse parti della comunità, con un focus sull’educazione e il dialogo inclusivo. Workshop educativi e seminari con esperti e attivisti LGBTQIA+ per discutere temi come l’identità di genere, l’orientamento sessuale, le storie del movimento LGBTQIA+ e i diritti umani. Questi eventi potrebbero essere ospitati in scuole, università e centri comunitari. Insomma, creare uno spazio di riflessione e dialogo, stimolando al comprensione e il supporto verso la comunità LGBTQIA+, coinvolgendo al contempo il maggior numero di persone possibile