E’ ripresa l’attività venatoria secondo i dettami dell’ultima sentenza TAR

11 novembre 2024 | 07:36
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E’ ripresa l’attività venatoria secondo i dettami dell’ultima sentenza TAR

Il divieto rimane solamente per la pernice bianca. I commenti di Regione e Pro Natura.

Dopo l’ultima pronunciamento TAR Piemonte, datato 6 novembre 2024, è ripresa nei giorni scorsi la caccia in Piemonte per tutte le specie presenti nel calendario venatorio con la solo esclusione della pernice bianca.

Il provvedimento ha infatti respinto la sospensiva, richiesta dalle associazioni ambientaliste, al prelievo venatorio riguardante coturnice, fagiano di monte e moretta

Soddisfazione è stata esplicitata da parte dell’assessore alla Caccia e Pesca Paolo Bongioanni: «Ringrazio il Tar per aver esaminato in tempi celeri la questione e per aver assunto una decisione che ci dà ampiamente ragione e restituisce ai cacciatori la possibilità di cacciare specie sulle quali la posizione regionale era stata più che motivata».

Il ricorso della Regione, argomenta infatti il Tar, «sembra presentare parziali profili di fondatezza. Con riferimento alle specie coturnice e fagiano di monte, le prescrizioni regionali appaiono conformi alle indicazioni di Ispra, sicché pare priva di fondamento la censura in base alla quale la Regione si sarebbe discostata immotivatamente dal parere di Ispra. Quanto alla specie moretta, pare che la Regione abbia argomentato in modo adeguato le ragioni per le quali ha preferito discostarsi dal parere di Ispra».

Contrariata dalla decisione del Tribunale Amministrativo Regionale invece Pro Natura, che con OIPA e LeAL aveva richiesto la sospensiva stessa- Se da un lato sottolinea l’importanza della tutela della pernice bianca, dall’altro si rammarica per il diverso trattamento riservato ad altre spescie ugualmente a rischio: “Si tratta di una specie ad elevato rischio di estinzione, quantomeno in ambito alpino considerata “vulnerabile” dall’UICN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura)”. Secondo il prestigioso Ente “….senza interventi specifici mirati a neutralizzare o mitigare le minacce nei loro confronti e in alcuni casi a incrementare le loro popolazioni, la loro estinzione è una prospettiva concreta…”

Lo stesso ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, organo qualificato e indipendente del Ministero dell’Ambiente, afferma che “…sull’arco alpino la pernice bianca si trova in una condizione di forte vulnerabilità a seguito dei mutamenti ambientali causati dal riscaldamento globale. Pertanto, stante l’attuale contesto, non sussistono le condizioni minime per consentire la caccia nei confronti
di questa specie…

La consistenza della specie in Piemonte è estremamente ridotta: si stimano valori intorno a 1.000 coppie, con un declino ormai manifesto da parecchi anni e che risulta essere ben lungi dall’arrestarsi.
Purtroppo il destino di altre specie, che si trovano in condizioni simili a quelle della pernice bianca, non è stato altrettanto favorevole. Fagiano di monte, coturnice e moretta potranno infatti essere abbattuti, sia pure nell’ambito di rigorosi piani di prelievo.”

“La cosa incredibile – concludono gli ambientalisti – è la violenza con cui il mondo venatorio, con il fedele supporto di quello politico, si è scagliato contro una decisione che è del tutto logica. Stiamo parlando di specie a comprovato rischio di estinzione, non di lepri o cinghiali. Eppure la volontà di sparare prevale su ogni altra considerazione”.