Molto critiche le opposizioni nella seduta del consiglio regionale aperto sulla polizia penitenziaria

13 novembre 2024 | 09:02
Share0
Molto critiche le opposizioni nella seduta del consiglio regionale aperto sulla polizia penitenziaria
La Consigliera Regionale AVS Giulia Marro

Giulia Marro propone più educativa, più mediazione culturale e meno repressione. Carente la sanità negli istituti, secondo i 5 stelle; mentre il PD stigmatizza le politiche di Meloni

Per la Consigliera Regionale Giulia Marro di Alleanza Verdi Sinistra: “L’episodio di lunedi a Cuneo conferma quanto questa struttura sia in forte crisi e sia importante presidiare questo luogo, in cui, peraltro, ivolontari mi comunicano sia ormai difficilissimo fare attività. Per la prima volta da 35 anni entrano in struttura ma attendono invano l’arrivo dei detenuti. Gli agenti incontrati nelle visite mi confidano che il problema principale, dopo la preoccupante mancanza di personale, è la popolazione detenuta che è cambiata. E’ più violenta, più irrispettosa delle regole anche dentro il carcere. La nostra società sta cambiando: sono aumentate le persone con fragilità socio-sanitarie, è cresciuta la popolazione di origine straniera. Questo cambiamento si riflette sulla popolazione carceraria che, come del resto fuori dal carcere, ha evidentemente bisogno di essere presa in carico in modo diverso. Se continuiamo a puntare sulla repressione, dentro e fuori dal carcere, non possiamo sperare in un reale miglioramento della situazione. Il risultato che otteniamo infatti è quello di avere maggiori tensioni, tra detenuti, tra agenti e detenuti, ma anche tra agenti stessi. 

Si dice che dovrebbe aumentare il numero degli agenti, ma tra il 2019 e il 2023 i concorsi banditi per l’assunzione di 10.000 nuove unità ha portato all’inserimento di molti giovani alla loro prima esperienza, con una formazione di soli sei mesi, prevalentemente incentrata sul contenimento fisico. E finiscono per pagare carissimo il prezzo di una formazione che non li prepara a far fronte alle situazioni
che dovranno affrontare. 

A completare questo allarmante quadro di inadeguatezza del sistema carcerario, concorre poi la mancanza di personale socio-educativo e sanitario all’interno di quelle mura. Gli agenti spesso si ritrovano, senza strumenti e senza competenze, a svolgere questi ruoli che, pur evidentemente necessari per mantenere il benessere dei detenuti, non sono adeguatamente rappresentati nell’organico penitenziario. E non
è difficile capire a cosa sia dovuta questa carenza, visto che a fronte di un aumento delle persone con fragilità psichiche la sanità piemontese continua a contribuire sul tema con un investimento minimo, pari al 3% del budget. E le conseguenze le vediamo dentro, ma anche fuori dal carcere. Perché vediamo sempre il carcere come qualcosa di altro dalla società, come un non luogo a sé stante.  Ma è sempre tutto collegato.

Il ritardo o la mancata presa in carico dei detenuti è sicuramente scatenato da un altro grande problema di questi istituti: Il sovraffollamento. Un carico di lavoro ingestibile per gli agenti, che causa un peggioramento delle condizioni di convivenza e aumenta le tensioni interne causando ritardi e carenze nei servizi essenziali, come formazione, sanità e intervento della magistratura.

Sulla detenzione dinamica: la corte per i diritti dell’uomo ha chiesto di ridurre il numero delle persone presenti in carcere o di tenerle maggiormente impegnate con attività formative o ricreative. Abbiamo risposto aprendo le celle, ma tenendo le persone chiuse nei corridoi, senza lavorare sul sovraffollamento e sulle attività riabilitative. Come possiamo stupirci dei disordini? Chi ha problemi di cattiva condotta va in sezioni che subiscono più restrizioni. Tutti insieme → quando spesso mancano gli agenti per sorvegliarli. Una pentola e pressione che può scoppiare in ogni momento. 

Dobbiamo iniziare a orientare il sistema penitenziario italiano verso un modello più riabilitativo e meno punitivo. È fondamentale offrire agli agenti penitenziari una formazione specializzata che li prepari a gestire i detenuti in modo umano, con corsi di psicologia, risoluzione dei conflitti e sostegno sociale. Oltre ovviamente ad aumentarne il numero. 

Non possiamo trascurare l’importanza della formazione professionale e del supporto psicologico per i detenuti. Investire in istruzione, riqualificazione e programmi di assistenza psicosociale e di supporto per chi presenta dipendenze aiuterà a ridurre la recidiva e a offrire opportunità di reinserimento reale.
Dobbiamo investire sull’edilizia carceraria, creare spazi razionali, dignitosi, vivibili, che facilitino lo svolgimento delle attività e il lavoro del personale. 
Dobbiamo far entrare più mediatori culturali nelle carceri per rispondere efficacemente alle recenti evoluzioni della popolazione carceraria, rendere i servizi più efficaci e favorire relazioni positive tra popolazione detenuta e lavoratori.
Dobbiamo ricostruire il patto sociale per cui chi va in carcere sa che la pena è commisurata al crimine, e il carcere non rappresenta una sospensione dei propri diritti. Altrimenti chi ne uscirà, quando uscirà, avrà sviluppato più facilmente comportamenti anti sociali, non credendo più nell’esistenza di uno stato a cui non solo chiedere diritti, ma anche corrispondere dei doveri. Pensare al carcere significa lavorare per il bene di tutta la società.

Oggi è nostro dovere garantire che non resti un luogo di abbandono e tensione, ma diventi uno spazio in cui le persone possano costruire una
nuova possibilità per il futuro.”

Per il gruppo conisliare regionale del Movimento 5 Stelle: “Il messaggio dei sindacati è chiaro. Nelle carceri la situazione è peggiorata e l’azione del governo di Centrodestra è fallimentare. Ci sono stati due grandi assenti durante il Consiglio regionale aperto sulle condizioni di lavoro della Polizia Penitenziaria sul territorio della Regione Piemonte.

Il primo è il Governo. Ci saremmo aspettati infatti la presenza del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, che ha la delega alle carceri, ed è pure piemontese.

Il secondo è l’assessore alla Sanità, visti i problemi legati alla gestione sanitaria e quelli che la popolazione carceraria vive nella difficoltà di accesso alle cure e alle prestazioni. Sono anni che si parla di sovraffollamento, carenza di personale ed emergenza suicidi; queste assenze sono inaccettabili. Continua a mancare un piano d’azione a lungo periodo, credibile e lungimirante, volto ad implementare le assunzioni e i servizi socio-sanitari all’interno delle carceri. Per non parlare dell’edilizia carceraria, di cui non abbiamo alcuna notizia. All’interno delle strutture – che devono essere luoghi di rieducazione, e non di sofferenza – mancano medici, infermieri, specialisti: un problema che causa spostamenti fuori dal carcere per le cure dei detenuti che andrebbero invece eseguite in loco, garantendo le prestazioni e rafforzando la telemedicina.

Pensiamo sia necessario potenziare le Rems, ovvero le Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza, nate per accogliere persone con disturbi mentali autori di reato, che necessitano di particolare attenzione e cure. Al momento sono una trentina quelle presenti sul territorio nazionale, con una capacità complessiva di poco più di 600 posti letto: un numero insufficiente rispetto alle richieste, che causa liste d’attesa anche di diversi mesi.

Il Movimento 5 Stelle è pronto a fare la propria parte. Ci assumiamo un impegno concreto per il miglioramento delle condizioni di lavoro degli agenti di Polizia Penitenziaria e delle condizioni di vita dei detenuti. Invitiamo l’assessore Riboldi a venire in commissione Sanità ad illustrarci le azioni e le misure che sono state assunte fino ad ora per garantire il diritto alla salute nelle strutture penitenziarie.

La narrazione, e soprattutto la cieca difesa di alcuni consiglieri di centrodestra, è davvero lontana dalla realtà dei fatti. Ad oggi riforme sul sistema carcerario non ne sono state fatte. Servono provvedimenti urgenti e risolutivi”

Secondo il Consigliere regionale Domenico Rossi (PD)«Fratelli d’Italia e la Lega hanno organizzato il consiglio aperto immaginando la solita passerella in cui fare dichiarazioni di principio a sostegno del comparto e attaccare genericamente la sinistra. Non è andata così. Nell’assenza della Giunta, presente solo con l’assessore Chiorino, le posizioni dei rappresentanti dei lavoratori sono state un atto d’accusa durissimo contro il governo Meloni che, con le sue scelte ispirate al panpenalismo, ha aumentato reati e pene, sia per gli adulti sia per i minori – come dimostra il caso Caivano – generando un maggiore sovraffollamento nelle carceri». 

«Le cose peggioreranno con il “decreto repressione”» aggiunge Rossi che sottolinea come «in un contesto in cui mancano le assunzioni necessarie, percorsi adeguati di formazione e investimenti adeguati nell’edilizia penitenziaria come hanno sottolineato tutti coloro che sono intervenuti, denunciando anche come dall’ultimo Consiglio aperto non solo nulla è cambiato, ma le cose sono addirittura peggiorate. Una sigla sindacale ha chiesto esplicitamente di intervenire riducendo le pene per reati minori legati agli stupefacenti».

Rossi conclude «la destra governa da due anni il paese e da sei la regione.  Mi sarei aspettato un’assunzione di responsabilità con l’annuncio di qualche misura concreta e non la polemica politica. Quest’ultima  serve a racimolare voti, ma non migliora le condizioni dei lavoratori del comparto».