Il consiglio regionale approva ddl sul personale, tra le accuse delle minoranze

24 dicembre 2024 | 16:43
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Il consiglio regionale approva ddl sul personale, tra le accuse delle minoranze

Tutte le opposizioni critiche alla cancellazione dei 5 anni di esperienza per accedere alla soglia direttoriale, norma che per la maggioranza rende appetibile l’avvicianrsi al lavoro nell’ente

Dopo un acceso dibattito che ha condotto al contingentamento dei tempi per la discussione, nella mattinata di venerdi 20 dicembre scorso, il consiglio regionale del Piemonte ha approvato a maggioranza il Disegno di Legge 51 “Disposizioni in materia di ordinamento del personale”.

Una norma fortemente voluta dalla giunta e dalla maggioranza e difesa dall’Assessore al Personale Gianluca Vignale, il quale, rispondendo alle moltew critiche dell’opposizione, ha dichiarato :”Credo che abbiamo svolto una discussione importante, perché si è parlato di personale. Mi pare tuttavia che l’ostruzionismo su questa leggina sia stato più strumentale che valoriale, perché non è una norma ad personam, ma di riorganizzazione generale. Al giorno d’oggi non si può pensare che per gli avanzamenti di carriera si debbano attendere cinque anni: renderemo più facile l’avanzamento per titoli e meriti, piuttosto che per anzianità.”

Il cambio di parametri rispetto agli avanzamenti di carriera è stato prioprio uno dei nodi sui quali si è giocata la discussione tra le opposizione e la maggioranza di centro-destra.

Alice Ravinale, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, si è rivolta in modo crtico alla Giunta, affermando: “Vi preoccupate solo delle posizioni apicali, avete inquinato la cultura con il merito e qui fate esattamente il contrario”.

Gianna Pentenero, del Partito Democratico, dichiarando l’uscita dall’Aula al momento del voto, ha commentato che “non è una proposta di riorganizzazione della struttura regionale. Si elimina solo il requisito dell’esperienza di 5 anni dei dirigenti per fare i direttori. Ci siamo opposti sia con ostruzionismo sia nel merito”.

Le due consigliere di opposizione, peraltro, al termine dea seduta si sono viste approvare due ordini del giorno: uno a prima firma Pentenero, “Superare le criticità del lavoro agile in Regione Piemonte, verso un futuro più efficiente e connesso anche nel pubblico impiego” e uno a firma Ravinale “Maggiore supporto al congedo parentale e introduzione del congedo di paternità obbligatorio”.

In Consiglio regionale, il gruppo del Movimento 5 Stelle, ha provocatoriamente consegnato all’assessore Vignale, il gioco da tavolo “Indovina chi?”, per stigmatizzare il percorso che ha portato l’aula all’approvazione del DDL 51 per le modifiche alla legge regionale in materia di ordinamento del personale.

Spiega la capogruppo Sarah Di Sabato: “Insieme ai sindacati abbiamo denunciato gli effetti perversi di un DDL che ha bloccato il Consiglio per quattro giorni al solo fine di accrescere ancora una volta i poteri dell’imperatore Cirio. Dopo i sottosegretari ed i consiglieri supplenti, portati a casa al termine della scorsa legislatura, adesso il presidente si arroga il diritto di nomina dei direttori dell’ente regionale, eliminando il requisito dei 5 anni di esperienza dirigenziale per ricoprire incarichi apicali da direttore e cancellando la percentuale massima che la Giunta ha a disposizione per assumere direttamente i dirigenti dall’esterno. 

Mentre le liste d’attesa continuano a bloccare la sanità, mentre molti piemontesi combattono per mantenere il posto di lavoro, mentre gli studenti universitari rischiano di finire sfrattati dalle residenze universitarie a causa delle Universiadi, il Centrodestra regionale spende tutto il suo tempo e le sue energie nell’ennesimo poltronificio, solo per rispondere ai vezzi dell’imperatore Cirio. Imperatore che, fra l’altro, neanche si degna di venire in Aula a metterci la faccia.”

Critica anche la consigliera Vittoria Nallo, capogruppo di Stati Uniti d’Europa. “Il DDL Personale sembra pensato per favorire l’assunzione di dirigenti senza premiare l’esperienza. Qualcuno potrebbe sospettare che sia stato concepito per interessi specifici. Per questo non ho partecipato al voto”.
E ancora: “Se si vuole rendere attrattivo il nostro Ente, in una norma che disciplina l’organizzazione del personale, si dovrebbe parlare di smart working, miglioramento del benessere psicofisico dei lavoratori e di conciliazione vita- lavoro. Si investa su asili nido e welfare aziendale, in un momento in cui i dati evidenziano che in Italia il carico della cura familiare ricade ancora per il 34% sulle donne e che l’abbandono lavorativo dopo il primo figlio riguarda principalmente le madri, con un tasso del 16% rispetto al 2,8% degli uomini.”

Sulla posizione critica dei gruppi di minoranza, affiancata dalle accuse da parte della CGIL, è intervenuto, a sostegno della giunta, il capogruppo di Fratelli d’Italia Carlo Riva Vercellotti, intrevedendo una possibile incoerenza tra i detrattori del DdL:  “La sinistra e la CGIL si scagliano contro una legge che facilita l’avanzamento di carriera per titoli e meriti e non per anzianità. Una legge che si allinea con quella nazionale del 2001, voluta dal governo di sinistra”

Ancora Riva Vercellotti: “Abbiamo speso una settimana a discutere del ddl 51 per via dei sospetti su una proposta normativa che prevede nel punto contestato, la soppressione del criterio dei 5 anni. Togliere i 5 anni permette di ampliare la platea, evita limitazioni che rischiano di ingessare la Regione. È un fatto positivo che consente all’’Ente, in una società sempre più veloce, di poter concorrere col privato nell’individuazione delle migliori professionalità per i ruoli apicali. Ma la cosa incredibile è che l’opposizione per seguire l’onda ostruzionistica non si sia accorta che in realtà la norma approvata si allinea alla 165 del 2001, decreto legislativo voluto dall’allora ministro del Governo Amato, Bassanini, sostenuto da DS, Verdi e Partito Comunista, gli stessi partiti che oggi si sono opposti al ddl 51”. Non accettiamo, infine, lezioni dai Cinque Stelle riguardo alla poca esperienza. Pontificano e si strappano le vesti loro che hanno portato al Governo persone senza alcuna esperienza e messo alla guida della comunicazione dell’Esecutivo Conte, un concorrente del Grande Fratello. Parlano di poltronificio, proprio loro che in Sardegna, con il loro presidente Todde, hanno, in pochi mesi, fatto 24 nomine”