L’idraulico in pensione di Borgo San Dalmazzo si è spento nello scorso mese di dicembre
La salute di Stefano Barale, idraulico di Borgo San Dalmazzo in pensione, declinava da tempo, da quando la vita gli aveva riservato il dolore più grande, la morte della adorata moglie, da cui mai si riprese. A lenire la sua sofferenza neppure era bastata la passione per la pittura, sempre avuta, sin da tempi giovanili, ripresa e coltivata negli ultimi anni, dipingendo con alcuni dei migliori, in tutti i sensi, «pennelli» della zona (da Lorenzo Caula, che tanto gli ha insegnato, a Bartolo Dutto), in varie associazioni (dalla «Novalis» ad «Art en ciel»).
Ha salutato, settantaquattrenne, il figlio Andrea, con Cristina ed Alex, i fratelli Giovanni e Sergio, all’ospedale Santa Croce di Cuneo, dove era ricoverato, poco prima di Natale. Il funerale è stato nella Parrocchiale di San Dalmazzo, nel pomeriggio del 23 dicembre, prima della cremazione a Bra.
È stato artigiano capace e lucido, persona sincera e sorridente, oltre la sua timidezza. Artisticamente sempre amò l’impressionismo e cercò di dipingere in quello stile, anche arrivandoci, avvicinandosi molto, almeno. In realtà era un «naif naturale» e nella sua pittura, sin dagli esordi scolastici, c’era tutta quella bella persona verace che era, che lascia ottimo ricordo in chi lo conobbe. L’amore per la sua Borgo era testimoniato dalla esposizione che, tenacemente, cercò sempre di realizzare, con artisti amici, per anni, nei giorni della «Fiera Fredda», anche in tempi in cui poco si rivelava l’interesse generale per l’arte.
Sempre in San Dalmazzo, di Borgo, sarà ancora ricordato, con la Messa di «Trigesima», sabato 25 gennaio alle 18.