Cuneo, Tribunale condanna il quotidiano La Repubblica per diffamazione

A presentare querela la ex ministra Fabiana Dadone che dichiara: “È la fine di un incubo”
Cuneo – Si è conclusa con una sentenza di condanna per diffamazione la battaglia legale intrapresa dalla ex Ministra Fabiana Dadone contro il quotidiano La Repubblica. Il Tribunale di Cuneo ha infatti riconosciuto la natura diffamatoria di una serie di articoli pubblicati dal giornale, accogliendo il ricorso presentato dalla parte lesa.
“È la fine di un incubo”, ha dichiarato Dadone, che ha voluto esprimere la propria gratitudine nei confronti degli avvocati Antonello Portera e Nicola Clerici, ringraziandoli per il sostegno ricevuto non solo a livello professionale, ma anche umano.
La vicenda risale alle settimane conclusive del mandato da Ministro e Parlamentare della deputata monregalese, quando La Repubblica pubblicò una serie di articoli che la dipingevano come una figura politica dedita al “piazzamento” di persone. Un attacco che, secondo la parte lesa, giunse in un momento particolarmente delicato, mentre si apprestava a lasciare Roma “incensurata e senza macchia”.
“Si possono certamente contestare le scelte politiche, ma non l’integrità di una persona senza alcuna prova”, ha affermato la ex ministra, sottolineando come la propria reputazione sia stata messa a dura prova dalle accuse infondate. “Ho speso centinaia di migliaia di euro nella mia credibilità politica e personale, in restituzioni dello stipendio, in messaggi di integrità istituzionale e personale, e non potevo permettere a nessuno di gettare fango sulla mia persona”.
Dopo un periodo di riflessione e silenzio, spiega, interrotto solo dalla constatazione dell’inefficacia delle richieste di rimozione degli articoli, Fabiana Dadone ha deciso di adire le vie legali. “Da privata cittadina, ho difeso il mio onore nelle aule di giustizia”, ha dichiarato. Il Tribunale di Cuneo, al termine del procedimento, si è pronunciato in maniera inequivocabile, condannando il quotidiano per diffamazione e disponendo il risarcimento dei danni (50.000 euro) e il pagamento delle spese legali (7.600 euro).