Per l’ex assessore regionale Rosso nuovo processo in Appello
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La Cassazione ha annullato la condanna a 52 mesi nell’inchiesta sullo scambio di voti per la quale fu arrestato a pochi mesi dall’insediamento della prima giunta Cirio
L’ex assessore della Regione Piemonte Roberto Rosso, di Fratelli d’Italia, nominato da Alberto Cirio, che gli aveva affidato le deleghe ai Rapporti con il Consiglio regionale, Delegificazione e semplificazione dei percorsi amministrativi, Affari legali e Contenzioso, Emigrazione e Diritti civili nel giugno del 2019, ed arrestato dalla Guardia di Finanza il 20 dicembre dello stesso anno nell’ambito dell’inchiesta Fenice-Carminius, sarà sottoposto ad un nuovo processo, in Appello, con l’accusa pendente di “voto di scambio politico mafioso“.
La Cassazione ha infatti annullato la condanna a 52 mesi inflitta all’ex politico piemontese di Casale Monferrato, richiedendo la dichiarazione di inammissibilità del ricorso dell’imputato.
Nelle indagini erano venuti fuori due contatti con soggetti ritenuti legati alla ‘ndrangheta, Onofrio Garcea e Francesco Viterbo mentre Roberto Rosso, un lungo passato in Forza Italia e già Assessore di Roberto Cota, oltre che sottosegretario del quarto Governo Berlusconi e deputato, stava conducendo la propria campagna elettorale a favore della prima elezione di Cirio alla presidenza della Regione.
Secondo le accuse Rosso avrebbe promesso un compenso di 15mila euro in cambio della raccolta di voti da parte dei due.