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Ieri, sabato 1° marzo, in una Cattedrale di Saluzzo gremita ha ricevuto la consacrazione episcopale
Saluzzo. Era gremita ieri, sabato 1° marzo, la Cattedrale di Saluzzo in occasione della consacrazione episcopale di don Bernardino Giordano.
Non mancavano mamma Franca e papà Giuseppe, le sorelle e i nipoti. Presenti anche fedeli giunti in Piemonte dalla maremma, dalle diocesi di Grosseto e di Pitigliano-Sovana-Orbetello di cui è stato nominato vescovo lo scorso 19 dicembre.
La cerimonia è stata presieduta dal vescovo di Saluzzo monsignor Cristiano Bodo, quale consacrante principale. Co-consacranti i vescovi Giovanni Roncari, Franco Giulio Brambilla (Novara), Fabio Dal Cin (Loreto) e Mariano Crociata (Latina). Oltre 30 i vescovi ed arcivescovi concelebranti, un centinaio i sacerdoti.
Ad animare la liturgia il coro della comunità Cenacolo a cui don Bernardino è legato.
Durante il rito il vescovo eletto è stato accompagnato di fronte al vescovo ordinante da due sacerdoti delle diocesi che dovrà guidare a cui hanno domandato che ricevesse l’ordinazione. A seguire è stata letta la Bolla con cui Papa Francesco ha scelto mons. Giordano per l’episcopato. Don Bernardino ha poi assunti gli impegni richiesti, si è prostrato a terra durante il canto delle litanie dei santi. In ginocchio ha POI ricevuto l’imposizione delle mani da parte dei vescovi prima della preghiera di ordinazione, al termine della quale ha ricevuto l’unzione del capo con il sacro crisma, quindi è stato rivestito dell’anelllo, della mitria e del pastorale.
Al termine della celebrazione mons. Giordano ha attraversato tutta la cattedrale per portare la sua prima benedizione episcopale sui fedeli.
E’ stato possibile seguire la celebrazione solenne anche in streaming grazie alla disponibilità e al servizio della Comunità Cenacolo di Saluzzo.
Già in precedenza don Bernardino, come riferito dal sito della diocesi di Grosseto, aveva scelto il suo stemma episcopale con il motto “Christus vivit” ispirato al Vangelo di Luca, laddove si narra dei due angeli che ai lati del sepolcro apostrofano le donne dicendo: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”. Secondo la tradizione araldica ecclesiastica, lo stemma di un Vescovo è tradizionalmente composto da:
-uno scudo, che può avere varie forme (sempre riconducibile a fattezze di scudo araldico) e contiene dei simbolismi tratti da idealità personali, da particolari devozioni o da tradizioni familiari, oppure da riferimenti al proprio nome, all’ambiente di vita, o ad altro;
-una croce astile in oro, posta in palo, ovvero verticalmente dietro lo scudo;
-un cappello prelatizio (galero), con cordoni a dodici fiocchi, pendenti, sei per ciascun lato (ordinati, dall’alto in basso, in 1.2.3), il tutto di colore verde;
-un cartiglio inferiore recante il motto scritto abitualmente in nero.
Nel nostro caso si è scelto uno scudo di foggia gotica frequentemente usato nell’araldica ecclesiastica e una croce “trifogliata” in oro, con cinque gemme rosse a simboleggiare le Cinque Piaghe di Cristo.
Descrizione araldica (blasonatura) dello scudo del Vescovo Giordano
“D’azzurro, alla banda d’oro, caricata di tre fiamme di rosso, accompagnata da un sole radiante del secondo, caricato del trigramma IHS del terzo in alto e da due fedi nuziali intrecciate del secondo in basso”.
Nel dettaglio lo stemma del Vescovo Giordano è “agalmonico” (o “parlante”) in quanto reca al proprio interno un simbolo che richiama il nome: infatti, il sole eucaristico che campeggia nella parte alta dello stemma è anche conosciuto come il “compendio bernardiniano” in quanto San Bernardino da Siena, santo patrono del Vescovo Giordano, ideò questo simbolo, emblema della centralità dell’eucarestia, spesso rappresentato su sostegni di legno, e lo recava con sé durante le predicazioni. Al centro dello stemma appare una banda d’oro che identifica la Grazia che scende dal cielo su di noi recando il dono dello Spirito Santo, qui rappresentato dalle tre fiamme. È solo nello Spirito che si coglie l’identità della Chiesa e del senso dei diversi Ministeri: Vescovo, Sacerdoti, Diaconi, Sposi, Consacrati e di tutti i battezzati. Nello Spirito è possibile cogliere l’identità del Vescovo, quale segno di Cristo vivo. “Cristo è vivo e ci vuole vivi”, della Sua stessa vita divina a noi partecipata nel Battesimo attraverso la Fede, la Speranza e la Carità. In Cristo, Pastore e Vescovo delle anime vostre (1 Pt 2,25), comprendiamo il nostro essere Chiesa generata dall’Eucaristia. Nello Spirito del Risorto si coglie la missione del Vescovo, a servizio dell’annuncio e della comunione nella Chiesa locale. Sono i due Sacramenti citati nei loro simboli a dirne l’ampiezza di questa missione: l’Ordine (qui evocato con il simbolo dell’Eucaristia) e il Matrimonio (simboleggiato dalle fedi nuziali), Sacramenti tra loro intimamente connessi. Essi, come recita il ccc 1534 “sono ordinati alla salvezza altrui. Se contribuiscono anche alla salvezza personale, questo avviene attraverso il servizio degli altri. Essi conferiscono una missione particolare nella Chiesa e servono all’edificazione del popolo di Dio. È un servizio unitario per far crescere in tutti la coscienza e la gioia di appartenere e vivere come popolo sacerdotale profetico e regale.
Oggi, domenica 2 marzo, alle ore 10, il neovescovo presiederà la prima celebrazione eucaristica.
Il neovescovo farà il suo ingresso a Pitigliano – Sovana – Orbetello domenica 23 marzo, a Grosseto la domenica successiva 30 marzo.