sabato 15 marzo

Il Buongiorno di Cuneo24

15 marzo 2025 | 08:08
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Il Buongiorno di Cuneo24

Nel 1956 il Musical My Fair Lady debutta a Broadway

Cuneo. Il sole è sorto alle 6:37 e tramonta alle 18:40. Durata del giorno dodici ore e tre minuti.

Santi del giorno
Santa Luisa de Marillac, vedova e religiosa.
San Zaccaria, papa.
Santa Leocrizia, Lucrezia, di Cordova, vergine e martire.

Avvenimenti
1493 – Giungendo a Palos de la Frontera, Cristoforo Colombo ritorna dal suo primo viaggio nelle Americhe.
1906 – Nasce la Rolls Royce. La “doppia erre” più celebre nel mondo delle quattro ruote, sublime sintesi di lusso ed eleganza, comparve sulle strade della vecchia Inghilterra all’inizio del Novecento. La storia ebbe inizio con l’ingegnere inglese Sir Frederick Henry Royce, che dalle gru elettriche passò a costruire automobili. La sua “Royce 10 due cilindri” conquistò Charles Stewart Rolls, concessionario d’auto a Fulham, al punto che i due decisero di mettersi in società fondando la Rolls-Royce Ltd, il 15 marzo del 1906. Dopo il primo modello, la 10 hp, la produzione crebbe sempre più con l’apertura di nuovi stabilimenti, da cui uscirono esemplari di successo, su tutti la Rolls-Royce Silver Ghost, dotata di un motore sei cilindri e venduta in oltre seimila unità. Un successo che portò la società a diventare il principale fornitore della casa reale inglese. Nel 1911 debuttò sul radiatore delle vetture Spirit of Ecstasy, la celebre statuetta di una donna alata che identifica le Rolls in tutto il mondo. Ispirata alla dea greca Nike, venne disegnata da Charles Skyes per il barone John Douglas-Scott-Montegu, desideroso di personalizzare i propri modelli. L’idea convinse Rolls e Royce che decisero di farne un aspetto identitario dell’automobile. Giunta sull’orlo della bancarotta negli anni Settanta, la società venne dapprima nazionalizzata dal governo britannico e poi smembrata, con il settore auto acquisito dalla tedesca Volkswagen nel 1998 (dal 2002 compresa nel marchio BMW).
1956 – Il musical My Fair Lady debutta a Broadway.
1972 – Al cinema Il padrino. Sembrava condannato ad allungare la lista dei soliti gangster movie, oggi è invece considerato un film culto del genere e una pietra miliare del cinema. Il padrino fece entrare il fenomeno “mafioso” tra i colossal di Hollywood senza che il termine “mafia” venisse pronunciato una sola volta nella pellicola. A cavallo tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta il genere gangster non se la passava tanto bene. L’ultimo significativo tentativo di portare sul grande schermo il crimine organizzato si era avuto nel 1968 con La Fratellanza, prodotto e interpretato come protagonista da Kirk Douglas, sotto la regia di Martin Ritt. Un mezzo flop che la Paramount Pictures cercò di mettersi alle spalle, andando alla ricerca di un soggetto efficace. L’attesa fu ripagata l’anno dopo, quando debuttò nelle librerie statunitensi il romanzo “Il padrino” (titolo originale The Godfather) dello scrittore italoamericano Mario Puzo, fino a quel momento sconosciuto al grande pubblico, pur avendo tre romanzi all’attivo. Il libro ottenne un successo straordinario, vendendo migliaia di copie anche in Europa (in particolare in Inghilterra, Germania, Francia e Italia). I produttori hollywoodiani si resero conto che era quello che cercavano: non il solito film sulla mafia, tutto pallottole e sangue, bensì il tragico racconto di un’intera famiglia che mostrava le diverse facce di Cosa Nostra e che non poteva esaurirsi in una sola pellicola. Il progetto venne presentato ai grandi nomi della regia dell’epoca, da Sergio Leone a Peter Bogdanovich, ma tutti declinarono l’invito e la scelta allora ricadde sull’emergente Francis Ford Coppola. A dir la verità nemmeno lui era tanto entusiasta della cosa e alla fine accettò soltanto nella prospettiva di veder finanziata la sua opera in cantiere, La conversazione, con cui puntava a raggiungere la fama. E’ curioso notare come nessuno dei protagonisti coinvolti nella realizzazione del film, compreso lo scrittore Puzo (restio sulle prime a curarne la sceneggiatura), avesse creduto da subito nel progetto. Per il casting si ripeté lo stesso scenario e solo dopo il rifiuto del celebre Laurence Olivier (timoroso di intaccare la sua carriera con il ruolo di un mafioso), la parte del protagonista Don Vito Corleone fu affidata a Marlon Brando (già premio Oscar per Fronte del porto). Accanto a Brando, vennero ingaggiati attori semisconosciuti che con “Il padrino” videro mutare di colpo la loro carriera, entrando nell’olimpo delle star: da Al Pacino (Michael Corleone) a James Caan (Santino), passando per Robert Duvall (Tom Hagen) e Diane Keaton (Kay Adams). Ultimate le riprese in due mesi e mezzo, tra New York e la Sicilia (tra Fiumefreddo e la provincia di Messina), l’opera uscì in anteprima nelle sale della “Grande Mela”, il 15 marzo del 1972. La trama proposta al pubblico era, pur con qualche modifica, la stessa del fortunato romanzo. La storia di Vito Corleone, un immigrato siciliano che con il gioco d’azzardo e il racket sindacale è diventato il capo di una delle cinque famiglie mafiose più potenti di New York. Ispirato dal vecchio codice d’onore di Cosa Nostra, don Vito entra in conflitto con le altre famiglie, per aver rifiutato il proprio sostegno al nuovo mercato della droga. In questa faida vengono coinvolti anche i suoi familiari, in particolare il figlio Michael, da sempre estraneo alle attività criminali del padre e destinato a prenderne il posto. Gli spettatori ne rimasero conquistati e all’uscita dalle sale non riuscivano a dimenticare le straordinarie musiche firmate da Nino Rota. La critica, sul momento, si divise tra chi apprezzava la nuova lettura del genere gangster e chi invece ci vedeva un’apologia diseducativa del fenomeno mafioso. Qualche anno dopo il giudizio cambiò e fu unanime nel riconoscere nell’opera un capolavoro assoluto della storia del cinema. Non a caso la pellicola portò a casa tre premi Oscar: miglior film, miglior sceneggiatura e migliore attore protagonista, quest’ultimo assegnato a Brando ma da lui non ritirato per protesta contro i maltrattamenti degli Indiani nativi d’America da parte delle istituzioni e del mondo del cinema. Costato 8,5 milioni di dollari, “Il padrino” ne incassò il primo anno 81 milioni solo negli USA, arrivando a una cifra complessiva di tutti gli incassi internazionali e delle successive ristampe di circa 2 miliardi di dollari. Non raggiunsero le stesse cifre ma ebbero un’accoglienza positiva i due sequel del ’74 (Parte II) e del ’90 (Parte III), entrambi girati da Coppola.