Possibile Cuneo replica al Popolo della Famiglia

“Non lamentiamoci se il consenso elettorale arriva a chi sa costruire ponti e non barriere,,,”
In risposta alla replica giunta in redazione da parte del Popolo della Famiglia rispetto al commento che la consigliera regionale cuneese Giulia Marro aveva esternato nei confronti della nascita dell’Osservatorio di PdF, è stata emessa una ulteriore nota de parte di Possibile Cuneo, il partito del quale Marro è stata coordinatrice provinciale fino a pochi giorni fa, sostituita il 10 marzo da Gabriele Rosso.
Riportiamo tale nota integralmente:
“La risposta a una visione reazionaria della famiglia dovrebbe partire dal riconoscimento che il concetto stesso di “famiglia” è in continua evoluzione, così come lo sono le strutture sociali in cui viviamo. Insistere su un modello unico e tradizionale significa ignorare la realtà complessa e multiculturale delle nostre società moderne, in cui le persone affrontano sfide ben più urgenti della difesa di un’ideologia superata.
La crisi abitativa, la precarietà del lavoro e il sottofinanziamento della sanità e della scuola pubblica non si risolvono con il ritorno a modelli del passato, ma con politiche inclusive e concrete che rispondano alle esigenze di tutte le persone, indipendentemente dalla loro identità, dal loro orientamento sessuale o dal loro modello familiare. Le famiglie esistono già in molteplici forme: famiglie monogenitoriali, famiglie omogenitoriali, famiglie interculturali. Sono queste realtà che oggi garantiscono la continuità sociale, non un modello imposto da un’ideologia conservatrice.
Anziché aggrapparsi a una retorica che vorrebbe mantenere un’idea di famiglia anacronistica, dovremmo investire in nuove forme di mutualismo e solidarietà, sostenendo chi è più vulnerabile: le donne che vogliono scegliere liberamente se e come diventare madri, le minoranze che spesso sono le uniche a garantire la natalità, le nuove generazioni che si trovano escluse dal mercato del lavoro e dalla possibilità di costruirsi un futuro stabile.
Lo Stato non è cristiano, ma laico, e in quanto tale ha il dovere di legiferare per tutte le persone, senza discriminazioni. Il vero impegno dovrebbe essere quello di creare una società in cui diritti e servizi siano accessibili a tutti, senza che si debba dipendere dal settore privato o dalle capacità economiche individuali. È necessario un cambiamento di prospettiva: non difendere un passato idealizzato, ma costruire un futuro in cui nessuno venga lasciato indietro.
Quando guardiamo al passato, dovremmo farlo con ammirazione verso chi ha saputo sfidare i dogmi del proprio tempo per aprire nuove strade. Il passato, per noi, ha valore solo quando si trasforma in un’eredità viva, capace di parlare al presente.
Come scriveva Alexander Langer, il cambiamento richiede ponti, non muri.
Non lamentiamoci se il consenso elettorale arriva a chi sa costruire ponti (anche con il passato…) e non barriere.”