Presentato a Beinette “5 dicembre 1984”, il nuovo libro di Renzo Dirienzi
18 marzo 2025 | 07:49



L’appuntamento con l’ultimo lavoro dell’auore genovese si è svolto nella serata di venerdì 14 marzo
Nella piovosa sera di venerdì 14 marzo Renzo Dirienzi, autore classe 1969, di origini genovesi, residente a Chiusa Pesio, ma cresciuto a Beinette, ha presentato, nella deliziosa sala principale della biblioteca civica beinettese, vera «bomboniera affrescata», la sua più recente pubblicazione (la quarta), un «saggio» su un episodio di quaranta anni fa, dimenticato da molti. Si è raccolto ottimo pubblico, in massima parte suo coetaneo, o un po’ più grande (persone che ben ricordavano gli anni Ottanta), ma anche con qualcuno più giovane. Organizzava l’ Associazione beinettese «AttivaMente», con moderatore il presidente Flavio Bertone, a dialogare e stimolare l’autore.
«5 dicembre 1984 – La grande esplosione nel cielo di Cuneo» (edito dalla Associazione culturale “Primalpe Costanzo Martini”, acquistabile ad appena 13 euro), racconta di «un enorme bagliore, una nube colorata e dei suoni molto violenti, visti e sentiti dalla Liguria di Ponente e per tutte le Valli Cuneesi», particolarmente nela zona della Bisalta e dalla Valle Grana.
Questa era la terza presentazione, dopo quelle di Chiusa Pesio e di Caraglio.
Renzo Dirienzi si è presentato vestito elegante, tutto in varie tonalità di grigio, con cravatta e fermacravatta, documentato, emozionato, a tradir certa timidezza, attento a focalizzare bene i concetti che voleva esporre, nel complesso della abituale buona espressività.
Pur senza tutto rivelare del libro, come saggiamente si usa, per non ridurre la voglia di comprarlo, qualche pagina ha letto, parlando anche della sua complessiva produzione. Sempre ha unito la passione per la scrittura all’amore per lo sport e la attività fisica, soprattutto le escursioni montane, a piedi, in bici, sugli sci (fu tra i «pionieri» dello scialpinismo in Valle Pesio). Il suo esordio, nel 2010, è legato a testo di arditi percorsi sci-alpinistici, «Le Nevi del Marguareis» (ancora disponibile a 16 euro). Poi comincia a far breccia, lentamente, argomento che sempre lo ha affascinato, pur mai confessandolo: la fantascienza (fu anche giovane astrofilo). I suoi anni giovanili erano quelli di autori del genere quali l’italiano Peter Kolosimo e lo statunitense Isaac Asimov.
Videro la luce prima «Le stanze segrete delle montagne» (romanzo di avventura del 2012, che seconda edizione ha avuto, e non è cosa da poco, nel 2021), poi «Gli Uomini-Terra» (2015, una pandemia fa, quest’ultimo definito di «fantascienza vintage», ambientato sulle nostre montagne negli anni Settanta del secolo scorso)… Entrambi i romanzi son disponibili on line a 12 euro.
Ora arriva quest’opera, scritta l’estate scorsa, dallo stile maturo, nato da tante attente ricerche, su episodio che lo aveva colpito, in tempi in cui era giovane studente adolescente. Per ricordare il fatto, si è presentato con fotocopie di articoli su giornali dell’epoca che se ne sono occupati (su «La Stampa» ne scrisse anche il divulgatore scientifico Piero Bianucci). Vari osservatori lo hanno percepito e registrato. Ha raccontato di come, alla presentazione caragliese, una spettatrice abbia ricordato la grande paura provata quel giorno.
Non vi sono fotografie, ma negli anni Ottanta ancora eran da inventare gli «smartphone» (ed anche i cellulari). Gli spettatori furono montanari e cacciatori (che in quei giorni finivano la loro «stagione venatoria»). Per ben collocare l’episodio ha ricordato che erano anni con Bettino Craxi presidente del Consiglio italiano, Ronald Reagan presidente degli Stati Uniti, Romina Power ed Al Bano Carrisi vincitori a Sanremo davanti a Patty Pravo. Nei nostri cieli, al confine tra Paesi della NATO e quelli allora comunisti del Patto di Varsavia, molte cose capitavano. Due anni prima vi era stata la strage di Ustica, successivamente si era sfiorato, per un malfunzionamento, l’apocalisse nucleare tra Stati Uniti ed Unione Sovietica.
Sull’episodio del dicembre 1984, si è addentrato in quella, giustamente, definita «girandola di ipotesi». Si è contristato di vari «errori di data» negli scritti (addirittura qualcuno colloca i fatti nel 1974, dieci anni prima). Le possibili spiegazioni vengono analizzate e confrontate con cura: incidente aereo, evento tellurico con effetti luminosi e sonori, rientro traumatico di satellite (ma con esplosione davvero forte), ufologia (ovvero «oggetto volante non identificato), meteorite (che par di capire sia la teoria ritenuta più plausibile, ma senza aver il riscontro di qualche reperto). Vi son le teorie che ipotizzano «impatto» vicino a dove è il, mai entrato in funzione, osservatorio peveragnese sopra «Le Meschie».
Dirienzi ha citato «Il nome della rosa», di Umberto Eco ed il modo di indagine del suo protagonista, Guglielmo di Baskerville, preso dalle riflessioni del personaggi che lo ha ispirato, il filosofo del XIV Secolo Guglielmo di Occam, parimenti inglese, autore del meccanismo definito «rasoio»: la soluzione da prediligere è sempre la più semplice.
Ultima citazione è arrivata per Maurizio Crozza, comico genovese: Dirienzi ha ricordato la sua imitazione dell’economista americano Luttwak, piuttosto radicale, che teorizzava la possibilità di bombardamento nucleare su Cuneo, in quanto città «sostanzialmente inutile».
Gli interventi dal pubblico han dato l’impressione che gli spettatori fossero più convinti, come spiegazione di quella giornata, dell’incidente o scontro aereo, una «Nuova Ustica».