Cuneo Pride, Marta la voce delle nuove generazioni

“C’è bisogno di una formazione generale delle persone, non per far cambiare per forza idea alla gente ma anche solo per capire le riflessioni diverse che ognuno di noi possiede per ogni argomento. Direi di organizzare eventi che parlino in modo serio di temi importanti per tutta la comunità, abbiamo tutti bisogno di avere pari opportunità, e questo deve partire sia dai singoli ma soprattutto dalle istituzioni, che hanno più voce è possibilità di arrivare a più persone.”
Un’altra storia, un’altra emozione per “Oltre l’etichetta”, la rubrica di Cuneo24 che racconta le vite delle persone che lottano per un mondo più inclusivo e giusto. Protagonista di questo articolo è Marta, una ragazza non ancora ventenne. Fin da bambina ha svolto volontariato in Arcigay Cuneo, coltivando il desiderio di aiutare gli altri. Con il tempo si è avvicinata anche alla Pro Handicap, diventando sempre più attiva nella comunità.
Il coming out del fratello è stato un punto di svolta permettendole di capire meglio la realtà LGBTQIA+ e spingendola a impegnarsi concretamente nelle iniziative della provincia. Marta crede nella formazione come strumento per raccontare punti di vista diversi e per costruire comprensione e rispetto reciproco.
Sono le nuove generazioni a raccontarci la società che verrà. L’intervista a Marta ci offre uno sguardo su un futuro non lontano, fatto di inclusione, empatia e uguaglianza.
Ecco la sua storia.
Ciao Marta, grazie per l’intervista. Come ti sei avvicinata ad Arcigay Cuneo?
Ho iniziato a partecipare agli incontri di Arcigay a circa 11 anni, la prima volta andai con mia mamma, era una serata per festeggiare carnevale ed ero emozionata. Non sapevo perché fossimo lì, ma l’ambiente mi piaceva, le persone si sono affezionate subito a me e io a loro; poco tempo dopo, mio fratello si dichiarò con me e iniziai a capire meglio il contesto dell’associazione per poi iniziare a contribuirne in modo più consapevole. Mi fecero una tessera arcigay “finta” perché volevo essere tesserata per contribuire, ma da minorenne non avrei potuto. Fu un bel gesto.
Come credi che l’esperienza in Pro Handicap e in Arcigay ti abbia cambiata come persona?
Il volontariato mi ha cambiata come persona o forse mi ha sempre accompagnata per affrontare meglio la mia vita, ho imparato che fare del bene per la comunità è un circolo virtuoso, fa bene agli altri, ma è anche fondamentale per se stessi. Come ho scritto nella mia canzone: “Un piccolo gesto può cambiare il mondo.” In questi anni di volontariato ho capito che donare un sorriso o un abbraccio non costa nulla, ma può migliorare la giornata a qualcuno. Il volontariato fa miracoli.
Hai mai incontrato giovani durante il tuo volontariato in Arcigay che ti hanno lasciato il segno?
Ogni persona che ho incontrato nel mio percorso mi ha lasciato il segno a modo suo, ognuno di noi ha una storia da raccontare, un vissuto da far scoprire e un modo di vivere diverso, ogni piccolo discorso che ho fatto con un ragazz* nel contesto dell’associazione ha fatto sorgere in me qualcosa di nuovo, un piccolo seme che ha arricchito la persona che sono adesso e ogni giorno sarò più propensa a scoprire cose e persone nuove.
Hai coordinato per due anni il gruppo giovani di Arcigay. Cosa cercano i ragazzi e le ragazze che si avvicinano a questa realtà? Quali sono le loro paure e le loro speranze?
Insieme al mio gruppo abbiamo sempre cercato di creare incontri che potessero far unire delle persone, non sempre per parlare di argomenti più seri, anche solo per passare una giornata in compagnia, per conoscere nuove persone e passare una giornata un po’ diversa. Ogni tanto era interessante anche fare delle giornate più specifiche trovando argomenti da trattare che potessero interessare a noi. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di far star bene e a proprio agio le persone che come noi partecipavano. Noi giovani abbiamo bisogno di stimoli, necessitiamo qualcuno che sappia ascoltarci quando è l’ora di farlo, o di abbracciare quando è fondamentale un abbraccio. Noi cerchiamo compagnia, amici, compagni di avventure, persone con idee differenti/simili alle nostre.
Non è sempre stato fondamentale fare qualcosa di impegnativo, bastava stare insieme; viviamo in un’epoca difficile, dove siamo pieni di insicurezze e spesso ci sentiamo soli e questo gruppo ci è servito per sentirci accettati come è giusto che sia. Abbiamo spesso paura a buttarci, a sentirci noi stessi, a lasciarci andare e il gruppo è un luogo sicuro, un luogo che ti aspetta a braccia aperte contro le difficoltà.
Hai mai avuto paura o ti sei sentita stanca di lottare per l’inclusività?
Non ho mai avuto paura di lottare, quando si vuole qualcosa bisogna provarci con tutte le proprie forze. Mi è capitato di sentirmi stanca nel lottare, pensando fosse inutile, ma le mie insicurezze si sono placate quando alla fine vedevo dei piccoli progressi che crescevano piano piano, poco alla volta. Sono riuscita a riprendere la motivazione pensando che non si può avere tutto e soprattutto non subito, per avere le cose bisogna lottare e ogni traguardo ti sembrerà una vittoria
Il Cuneo Pride è una manifestazione che lascia il segno. Se ti chiedessi di raccontarci un’immagine o un momento che ricordi, quale sceglieresti?
Sentire Cuneo Pride mi fa pensare a un’immagine di “Cuneo che sorride”, mi ricordo solo un lungo corteo di 5.000 persone che ballano, sorridono, piangono, si abbracciano in modo libero, sentendosi a proprio agio. Il primo Cuneo Pride, nel 2022 è stata un’emozione che non so raccontare, ero sul carro, guardavo un gruppo di persone che sembrava un mare, non riuscivo a vedere la fine, a nessuno di noi importava il genere di musica che ci circondava, eravamo li per lottare, per stare bene, per divertirci e forse anche un po’ per sfogarci. Se dovessi descriverlo con una parola sarebbe etereo.
Secondo te, negli ultimi anni a Cuneo c’è stato un trend positivo nell’accettazione e nella partecipazione al Pride?
Sicuramente il Pride ha scaturito diverse opinioni nei cittadini della provincia, me è fondamentale sapere che non tutti la pensiamo nello stesso modo. Sono sicura che delle persone che hanno solo osservato la manifestazione avranno pensato che stessimo solo facendo “una carnevalata”, ma sono sicura che qualcuno, dopo aver visto alcuni dei sorrisi presenti quel giorno si è informato e ha compreso che è meglio vedere un abbraccio in più in questo mondo dove è tutto diventato così frenetico e la gente accetta sempre meno. “Meglio la dolcezza di un gesto che la potenza di un’esplosione.”
Quali sono i bisogni più urgenti della comunità LGBTQIA+ a Cuneo?
Il bisogno secondo me è quello di sentirsi inclusi, parte integrante della comunità, sentirsi come tutti gli altri, senza essere a disagio nel vestirsi come si vuole o provare amore per qualcuno diverso da quello che lo standard del patriarcato prevede. Abbiamo bisogno di essere noi stessi, di avere gli stessi diritti con delle leggi e cose che dovrebbero essere normali e scontate, ma purtroppo ancora oggi, se lottiamo così tanto è perché non abbiamo ancora raggiunto i pari diritti.
Se potessi lanciare un appello alle istituzioni del cuneese, quale sarebbe la prima richiesta che faresti per la comunità LGBTQIA+?
C’è bisogno di una formazione generale delle persone, non per far cambiare per forza idea alla gente ma anche solo per capire le riflessioni diverse che ognuno di noi possiede per ogni argomento. Direi di organizzare eventi che parlino in modo serio di temi importanti per tutta la comunità, abbiamo tutti bisogno di avere pari opportunità, e questo deve partire sia dai singoli ma soprattutto dalle istituzioni, che hanno più voce è possibilità di arrivare a più persone.
Come vorresti vedere la comunità LGBTQIA+ in provincia di Cuneo tra 10 anni?
Voglio continuare a vederla come adesso, in crescita. Voglio che la comunità si senta sicura e felice. Necessito che ci sia meno violenza e incoerenza tra noi esseri umani in generale, vorrei un mondo dove le persone si possano sentire loro stesse senza sentirsi giudicati ogni giorno. Cuneo ha bisogno di continuità, di bellezza, ha bisogno di amore e di persone che sappiano amare e volersi amare. Senza troppi pregiudizi.