Il grido degli operatori del 112 di Saluzzo: “Aiutateci ad aiutarvi”
15 aprile 2025 | 07:41

La centrale 112 di Saluzzo
Un toccante scritto per esprimere le difficoltà di un lavoro non riconosciuto ma fondamentale per tutti noi. I lavoratori denunciano di essere gli unici in Italia ad avere un contratto privato.
Saluzzo. Una lettera toccante, umana, densa di sofferenza e dignità professionale. Gli operatori e le operatrici della Centrale Unica di Risposta 112 di Saluzzo hanno deciso di rompere il silenzio e rivolgersi direttamente alla Consigliera regionale Giulia Marro, ma anche a tutta la cittadinanza piemontese. L’obiettivo: raccontare la drammatica situazione lavorativa in cui si trovano a operare ogni giorno.
Dal 2017 questi professionisti gestiscono con serietà e passione le chiamate di emergenza della popolazione, arrivando a coprire anche casi speciali come le richieste provenienti da utenti sordi e le chiamate SOS satellitari inviate tramite dispositivi Apple. Tuttavia, nonostante la crescente specializzazione e il carico emotivo, nessun riconoscimento contrattuale o economico è mai arrivato.
“Come può una persona accettare che alla responsabilità e competenza che le viene richiesta corrisponda un inquadramento contrattuale come personale addetto ai servizi di pulizia?”, si legge nella lettera. I lavoratori denunciano di essere gli unici in Italia ad avere un contratto privato, mentre tutte le altre centrali usufruiscono di contratti pubblici.
Durante l’estate 2023, di fronte alla cronica carenza di personale, il personale ha dovuto scegliere tra rinunciare alle ferie o affrontare turni da 12 ore per tutta l’estate. Una decisione che ha avuto gravi conseguenze: aumento dello stress, della stanchezza, problemi di salute mentale e un preoccupante incremento delle assenze per malattia.
“La tensione emotiva è altissima. Abbiamo gestito chiamate di omicidi, violenze domestiche, emergenze pediatriche. Spesso piangiamo da soli in macchina durante le pause perché non abbiamo uno spazio dove decomprimere”, scrivono.Il messaggio si chiude con parole commoventi: “Vogliamo chiedere scusa alla popolazione piemontese se anche solo una volta non abbiamo risposto con la giusta vicinanza. Ora sapete in quali condizioni lavoriamo”.
Un grido di dolore che è anche un appello accorato: per essere ascoltati, riconosciuti e soprattutto messi nelle condizioni di svolgere un lavoro che può fare la differenza tra la vita e la morte.
La lettera – come detto – ci è giunta tramite la consigliera regionale Marro che ha così commentato: “È un testo intenso e coraggioso, che racconta con chiarezza le difficoltà, le pressioni e le ingiustizie che queste persone stanno vivendo ogni giorno sul posto di lavoro.
Come Consigliera Regionale, voglio esprimere con forza la mia vicinanza e il mio sostegno a chi opera in prima linea per gestire le chiamate di emergenza, e lo fa con umanità e passione nonostante le condizioni contrattuali difficili. Il loro ruolo è fondamentale, e meritano condizioni di lavoro dignitose, riconoscimento professionale e un contratto all’altezza delle responsabilità che si assumono ogni giorno”.
“Mi schiero al loro fianco – ha concluso – certa che solo con il coinvolgimento attivo dell’opinione pubblica si potrà contribuire al cambiamento necessario, e che la politica debba fare la sua parte”.
Dal 2017 questi professionisti gestiscono con serietà e passione le chiamate di emergenza della popolazione, arrivando a coprire anche casi speciali come le richieste provenienti da utenti sordi e le chiamate SOS satellitari inviate tramite dispositivi Apple. Tuttavia, nonostante la crescente specializzazione e il carico emotivo, nessun riconoscimento contrattuale o economico è mai arrivato.
“Come può una persona accettare che alla responsabilità e competenza che le viene richiesta corrisponda un inquadramento contrattuale come personale addetto ai servizi di pulizia?”, si legge nella lettera. I lavoratori denunciano di essere gli unici in Italia ad avere un contratto privato, mentre tutte le altre centrali usufruiscono di contratti pubblici.
Durante l’estate 2023, di fronte alla cronica carenza di personale, il personale ha dovuto scegliere tra rinunciare alle ferie o affrontare turni da 12 ore per tutta l’estate. Una decisione che ha avuto gravi conseguenze: aumento dello stress, della stanchezza, problemi di salute mentale e un preoccupante incremento delle assenze per malattia.
“La tensione emotiva è altissima. Abbiamo gestito chiamate di omicidi, violenze domestiche, emergenze pediatriche. Spesso piangiamo da soli in macchina durante le pause perché non abbiamo uno spazio dove decomprimere”, scrivono.Il messaggio si chiude con parole commoventi: “Vogliamo chiedere scusa alla popolazione piemontese se anche solo una volta non abbiamo risposto con la giusta vicinanza. Ora sapete in quali condizioni lavoriamo”.
Un grido di dolore che è anche un appello accorato: per essere ascoltati, riconosciuti e soprattutto messi nelle condizioni di svolgere un lavoro che può fare la differenza tra la vita e la morte.
La lettera – come detto – ci è giunta tramite la consigliera regionale Marro che ha così commentato: “È un testo intenso e coraggioso, che racconta con chiarezza le difficoltà, le pressioni e le ingiustizie che queste persone stanno vivendo ogni giorno sul posto di lavoro.
Come Consigliera Regionale, voglio esprimere con forza la mia vicinanza e il mio sostegno a chi opera in prima linea per gestire le chiamate di emergenza, e lo fa con umanità e passione nonostante le condizioni contrattuali difficili. Il loro ruolo è fondamentale, e meritano condizioni di lavoro dignitose, riconoscimento professionale e un contratto all’altezza delle responsabilità che si assumono ogni giorno”.
“Mi schiero al loro fianco – ha concluso – certa che solo con il coinvolgimento attivo dell’opinione pubblica si potrà contribuire al cambiamento necessario, e che la politica debba fare la sua parte”.