Marro: “Cinque giorni di lutto nazionale? E la laicità dello Stato?”

23 aprile 2025 | 18:23
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Marro: “Cinque giorni di lutto nazionale? E la laicità dello Stato?”
Foto di repertorio

Dura presa di posizione della consigliera regionale Giulia Marro di Alleanza Verdi e Sinistra: “Il lutto nazionale per la morte di una figura religiosa non è rispetto, è culto. La Costituzione parla chiaro: l’Italia è uno Stato laico”.

“Cinque giorni di lutto nazionale? Ma lo Stato laico ce lo siamo dimenticati?”: è questo l’attacco frontale lanciato da Giulia Marro, consigliera regionale di AVS, in merito alla decisione del Governo di proclamare cinque giorni di lutto nazionale per la morte del Papa. Una scelta che, secondo Marro, rappresenta una palese violazione del principio di laicità dello Stato sancito dalla Costituzione.

La consigliera, con alle spalle un periodo di vita in Francia, ricorda come oltralpe la laicità sia un fondamento repubblicano: “Non solo è scritta nella legge, ma è parte integrante della cultura civica, insegnata nelle scuole e praticata quotidianamente. Anche lì non tutto è perfetto – ammette – ma esiste almeno un dibattito, una consapevolezza”.

Tornata in Italia, Marro racconta di aver vissuto un vero e proprio “shock culturale”: crocifissi ovunque negli spazi pubblici, riti religiosi presenti in cerimonie istituzionali, e l’insegnamento scolastico della religione ancora fortemente centrato sulla fede cattolica. “E la cosa più inquietante – sottolinea – è che nessuno si scandalizza più”.

Scrive Marro: “Ora arriviamo alla ciliegina sulla torta: cinque giorni di lutto nazionale per la morte del capo religioso della fede Cattolica. Uomo di grande cuore e visione – questo non è in discussione. Ma, guarda caso, nei giorni di lutto rientrerà anche il 25 aprile, la Festa della Liberazione. Già sui social, figurette della destra estrema ghignano felici che ci sia una scusa pronta per saltare o quasi le celebrazioni, soprattutto laddove gli amministratori che strizzano l’occhio al governo già a fatica si sforzavano di partecipare alla più pallida delle iniziative per il 25 aprile. Nell’invitare tutti alla “sobrietà” questa destra prova a privarci di un baluardo della nostra identità democratica. La stessa destra che con “sobrietà” cantava al karaoke poche ore dopo la strage di Cutro”.

E conclude: “L’Italia è (o dovrebbe essere) uno Stato laico. Lo dice la Costituzione. Uno Stato laico non si inginocchia davanti a nessuna religione. Un lutto nazionale lungo cinque giorni per una figura religiosa non è rispetto: è culto. Il massimo é sempre stato di 3 giorni. Perché cambiare? Perché continuare ad alimentare questa confusione tra religione e istituzioni? Questo è un atto politico, fortemente schierato. Questa non è laicità. E non è nemmeno equità”.